giovedì 30 giugno 2016

BEVI ACQUA O VODKA? - CITYWIN TORINO


Se cerchi qualcosa disperatamente non la troverai. Perchè è il disperatamente che non funziona. La disperazione è un’addizione di contenuti negativi che concettualmente abbiamo radicati nella nostra mente…perchè rotolarsi nelle circostanze negative rendendole problemi è uno degli stati migliori in cui ama trovarsi il 90% degli essere umani.

Ma intorno a noi ci sono persone invece che cercano qualcosa con la forza e la determinazione che ha un amore deluso nel provare a ricostruire Casa. E non è facile portare avanti il moto dell’essere che vuole viaggiare a 300 km orari ma non ha una Ferrari, che vuole ridere ma non ci sono persone accanto a lui che portano gioia, che vuole andare al mare ma non ha le possibilità di recarsi.

Ecco, non è facile che queste persone rimangano il 10 % degli esseri umani.

Non è facile che questa piccola percentuale di cuori rimanga tale e non si amalgami con gli altri, sani di mente in un mondo folle, che hanno paura di essere pazzi anche loro perchè così facendo vedrebbero la realtà dalla prospettiva fantastica di una terrazza d’estate incorniciata da fiori rosa profumati che inebriano l’aria tanto da farti chiudere gli occhi e immaginare di avere accanto la cosa più bella del mondo.

Se ci fosse la possibilità di rendere tutti pazzi non la userei. Perchè mi toglierei il piacere di sognare ad occhi aperti sul pulman che mi riporta a casa tutte le sere mentre intorno a me tutti urlano per la qualunque e si dimenano; perchè mi toglierei la soddisfazione di ridere quando tutti sono tristi e io non capisco la malinconia dov’è nemmeno nelle cose evidenti; perchè il sapore di una birra o una pizza che tutti mangiano intorno a me nello stesso posto per me è diverso perchè ogni morso me lo gusto immaginando di essere in un posto diverso dall’altro con persone diverse e possibilità diverse.

E la cosa straordinaria è che tutto ciò contagia. Non tutti, pochi ma buoni. 

E contagia a tal punto che quando vuoi essere normalmente noioso e sano le tue amiche, diventati esattamente il tuo specchio non te lo permettono. Perchè se tu sei sano come puoi comunicare con i pazzi?

E allora via alle faccine sceme per strada, via all’utilizzo di parole storpiate e dette ad alta voce con toni improponibili e non ricreabili nemmeno con il programma più avanzato col Mac; via ai balletti improvvisati nella metro, alle uscite che rischiano di non avere un domani perchè qualcuno potrebbe non tornare a casa, via ai discorsi macchiavellici che finiscono affogati in un caffè…perchè anche quello può diventare vodka se sei folle.

E puoi anche ubriacarti di acqua se vuoi.

Ecco. Se riesci ad ubriacarti di acqua vuol dire che sei pronto a vivere in questo pazzo mondo da pazzo.
E allora ti diverti di più!

Citywin Staff

lunedì 20 giugno 2016

DIMMI DI Sì! - CITYWIN TORINO


Che si tratti di sedurre una donna, di convincere il tuo Prof. che ti meriti un 30 e lode per il tuo esame universitario o di riuscire a concludere una vendita con un cliente ostico, la persuasione è uno strumento fondamentale, che dovresti tenere sempre a portata di mano nella tua cassetta degli attrezzi.
Insomma Andre… oggi impariamo a fregare il prossimo eh?! parliamo di tutti quei trucchetti per vendere il ghiaccio agli eschimesi, la sabbia ai beduini e la nebbia ai milanesi, eh?! Bella lì!
Voglio subito sgomberare il campo dai dubbi: non mi interessano e disprezzo le tecniche spicciole utilizzate spesso da aziende e pubblicitari per venderci prodotti o servizi di scarso valore; questa non è persuasione, è truffa bella e buona. Nella mia prospettiva la persuasione è la capacità di convincere i nostri interlocutori del reale valore delle nostre idee, delle nostre posizioni e del nostro lavoro. Insomma, persuadere non è convincere chi ti sta di fronte di ciò che è falso, ma piuttosto rendergli chiaro ed evidente ciò che è vero:
  • Puoi aver studiato mesi per il tuo esame ed aver memorizzato ogni pagina del libro, ma allo stesso tempo, non riuscire a convincere il professore sulla tua reale preparazione.
  • Puoi avere in mente l’idea più brillante di questo pianeta per il tuo lavoro, eppure non riuscire a presentarla nel modo corretto ai tuoi colleghi o ai tuoi capi.
  • Puoi disporre di un prodotto o servizio in grado di rivoluzionare realmente la vita dei tuoi clienti, e allo stesso tempo non riuscire a venderlo perché non sei capace di trasmetterne il reale valore.
Ecco, in tutti questi casi, apprendere delle tecniche di persuasione efficaci, può essere utile per raggiungere i risultati che ti meriti. In questo articolo ti parlerò di 4 tecniche che per me si sono dimostrate particolarmente utili, nello studio, nel lavoro e non solo…

Tecnica 1: Perché no?

Ti ho già parlato in passato del potere delle domande. Una domanda può renderti ricco, una domanda può ridarti la motivazione perduta, una domanda… può aiutarti a trasformare un “No” in un “Si”.
Uno studio condotto dal prof. Stiff ed i suoi colleghi, e riportato nel libro Persuasive Communication, ha dimostrato che porre la semplice domanda “Perché no?”, ha un’alta percentuale di successo nel trasformare un secco rifiuto in un più accomodante “Si”.
L’obiettivo della tecnica “Perché no?” è infatti quello di trasformare una risposta definitiva (“No”) in un semplice ostacolo da superare. Porre la domanda “Perché no?” costringe l’interlocutore a doverfornire delle obiezioni, più o meno logiche, che possiamo gestire molto più semplicemente del rifiuto diretto.
Inoltre, più le obiezioni sono deboli, più si viene a creare una dissonanza cognitiva nella mente del nostro interlocutore, che alla ricerca disperata di coerenza finirà con il venirci incontro. Insomma: se non c’è nessuna valida motivazione per non fare qualcosa, perché non farla?!

Tecnica 2: La porta in faccia!

Direttamente dall’esperienza dei venditori porta a porta, nasce la tecnica della porta… in faccia! Quando vogliamo ottenere un determinato risultato dal nostro interlocutore, dovremmo fare una richiesta che noi stessi riteniamo troppo elevata e poco ragionevole: a tale richiesta seguirà senza dubbio una metaforica porta in faccia, ovvero un rifiuto; a questo punto dovremmo far seguire immediatamente la reale richiesta che avevamo in mente: confrontata con la prima infatti, la nuova richiesta apparirà più modesta e ragionevole.
Tale tecnica basa la sua efficacia sulla naturale tendenza della nostra mente a fare comparazioni. Se forniamo il giusto termine di paragone, nessuna richiesta apparirà eccessiva ;-).
Non te la senti di chiedere un aumento di stipendio sproporzionato al tuo capo?! Allora utilizza la tecnica della “porta in faccia” su te stesso quando definisci un obiettivo:

Tecnica 3: Un piede nella porta

La terza tecnica di persuasione di cui parliamo e che prende ispirazione sempre dai nostri “simpatici” venditori porta a porta, è la tecnica del “piede nella porta”. A differenza della tecnica della “porta in faccia”, l’obiettivo di questa terza tecnica è quello di fare una richiesta talmente banale ed ovvia da riuscire a strappare un primo, ma importantissimo “Si” al nostro interlocutore.
Sono certo che avrai visto applicare questa tecnica decine di volte: ti è mai capitato di incontrare per strada quei ragazzi che ti chiedono se hai mai letto un libro?! Oppure di rispondere all’ennesima chiamata di un’operatrice di call center che ti chiede se utilizzi il telefono?! L’obiettivo di queste domande idiote è proprio quello di strapparci un “Si”: è infatti dimostrato che le persone che accettano una prima piccola richiesta, tendono ad accettare anche richieste successive più impegnative.
Nella mia esperienza ho visto questa tecnica spesso mal usata ed abusata: ma volete mettere il divertimento di neutralizzare questi poppanti con le loro stesse armi?! La prossima volta che vi chiedono se avete mai letto un libro, domandategli se hanno mai visto un film! ;-)

Tecnica 4: Dammi una dannata motivazione!

A volte per convincere qualcuno tutto quello che gli dobbiamo fornire è una motivazione. Per quanto la nostra motivazione possa sembrare debole o banale, fornirla aumenta di gran lunga le nostre chances di successo.
Un esempio? In uno studio del 1978 di Langer, le matricole arruolate dal Professore dovevano porre una semplice domanda ai propri colleghi (inconsapevoli) in copisteria; ecco la domanda usata: “Avrei bisogno di usare la fotocopiatrice prima di te, perché devo fare delle fotocopie“. Per quanto la motivazione addotta fosse debole, sorprendentemente gli studenti che utilizzarono questa domanda ottennero un “Si” nel 90% dei casi (nell’altro 10% dei casi avevano incontrato Chuck Norris).
Beh, che ne dici? Ti è piaciuto l’articolo?! (tecnica 3) Che ne diresti di spendere 1.000€ per un corso sulle tecniche di memorizzazione?! (tecnica 2) Perché no?! (tecnica 1) Non sarai mica uno di queibraccini corti che non è disposto ad investire nella sua crescita personale?! ;-)
Vabbé, ho capito, se non te la senti di spendere 1.000€ (tecnica 2), fai almeno il minimo sindacale e dai un’occhiata a questa guida pratica per dare il doppio degli esami in metà del tempo: Studia meno, Studia meglio.

AMIAMOCI DAVVERO! - CITYWIN TORINO


L’Amore si sa, è uno dei più potenti strumenti di guarigione. Imparare ad accettarci e ad amarci esattamente così come siamo, è forse la lezione che tutti noi siamo chiamati ad imparare.
Spesso però siamo capaci di amare noi stessi e gli altri, solo se questo amore è vincolato da precise condizioni. E’ come se, in un certo senso, seguissimo la regola del cosiddetto ‘solo se…’ o ‘ solo quando…’
Mi amerò solo se… troverò un nuovo partner…quando dimagrirò… quando cambierò lavoro… se saranno gli altri ad amarmi per primi…. e la lista potrebbe continuare all’infinito.
Amare se stessi –dice Louise Hay – è un’avventura meravigliosa: è come imparare a volare. E’ vero, non è sempre semplice amarsi completamente: tutti noi, infatti, abbiamo i nostri piccoli e grandi difetti che a volte, ai nostri occhi, appaiono così evidenti, da ritenere impossibile l’atto di poterci amare incondizionatamente. Eppure, non è possibile imparare a volersi bene se non partiamo proprio dall’accettarci così come siamo, anche con i nostri difetti. 
Ecco perché questa volta abbiamo deciso di ripercorrere brevemente le Dieci fasi ideate da Louise Hay per imparare ad amare se stessi, nella speranza di aiutare sia le persone che già hanno iniziato a farlo, sia coloro che vorrebbero cominciare ora.
Questa settimana incominciamo a ‘familiarizzare’ con le prime cinque:
  1. Cessare di criticarci: le critiche e i giudizi spesso non servono per progredire verso il cambiamento che auspichiamo, bensì per tenerci imprigionati al passato e ai nostri vecchi comportamenti. Per esempio, se ci disprezziamo per la nostra incapacità di mantenere fede alla promesse fatte con noi stessi, non ci stiao certo aiutando a realizzare il nostro obiettivo. Allo stesso modo, se ci ripetiamo di essere degli stupidi o degli incapaci, questo non ci renderà di certo delle persone migliori, e noi rimarremo solo bloccati nei sentimenti spesso ancora più dannosi del biasimo e del risentimento verso noi stessi. Ogni giorno è un nuovo giorno per attuare comportamenti diversi e provare ad abbandonare le tensioni create da atteggiamenti iperresponsabili e ipercritici ai quali ci sottoponiamo continuamente.
  2. Smettere di spaventarciquante volte usiamo i nostri pensieri per rendere le situazioni peggiori di quello che realmente sono? Quante volte formuliamo pensieri capaci addirittura di terrorizzarci? Utilizziamo questo comportamento anche nella vita sociale: se qualche nostro collega d’ufficio incontrandoci non ci saluta, cominciamo subito a pensare che dobbiamo avergli fatto un torto, quando magari sta semplicemente pensando ad altro. Pensieri del genere non fanno altro che paralizzarci e non ci sono di nessuna utilità. Ogni volta che ci ritroviamo a formulare pensieri negativi, fermiamoci e riportiamo dolcemente l’attenzione ad una immagine per noi positiva (per esempio il tramonto), o ad un suono (magari il rumore del mare), oppure semplicemente ripetiamoci ad alta voce una frase positiva che ci aiuti ad uscire dal loop negativo nel quale siamo entrati.
  3. Essere gentili, dolci e pazienti con noi stessi: la pazienza è davvero uno strumento straordinario. Troppo spesso pretendiamo che le nostre aspettative vengono soddisfatte subito, o che i cambiamenti che sentiamo necessari per noi e per la nostra vita avvengano quanto prima. Ma i nostri tempi spesso non coincidono con i tempi della lezione che siamo venuti ad imparare su questa terra: potrebbe infatti volerci più tempo del previsto oppure le cose potrebbero semplicemente non accadere secondo la nostra sequenza spazio-temporale. Tutti commettiamo errori mentre apprendiamo qualcosa di nuovo ed è solo se ci diamo il permesso di accettare questi errori e di imparare da questi, che progrediamo e miglioriamo veramente. E’ come quando abbiamo cominciato a camminare se dopo il primo tentativo ci fossimo subito arresi o ci avessero detto che eravamo degli stupidi solo perché ci avevamo provato ma eravamo caduti, avremmo forse imparato più velocemente o meglio?’ Probabilmente no… e allora perché quando sbagliamo non possiamo semplicemente perdonarci e considerare l’accaduto un ulteriore passo verso il miglioramento?
  4. Essere gentili anche con la nostra mente: trovarci a pensare a qualcosa di negativo non è certo la fine del mondo. Non dobbiamo odiarci perché facciamo pensieri negativi e nemmeno incolparci per le esperienze negative che abbiamo vissuto in passato. Un esercizio molto utile che Louise Hay consiglia in proposito è quello del rilassamento: quando ci troviamo tesi o spaventati semplicemente chiudiamo gli occhi e respiriamo profondamente per qualche minuto e mentre espiriamo ripetiamo a noi stessi ‘Ti voglio bene. Va tutto bene.’ In questo modo ci rilasseremo e allo stesso tempo invieremo al nostro cervello pensieri potenzianti.
  5. Lodare se stessi: così come le critiche deprimono il nostro spirito, le lodi lo risollevano. E’ importante dunque imparare a complimentarci con noi stessi per tutti i miglioramenti che siamo in grado di apportare alla nostra vita, e per tutti i cambiamenti che riusciamo ad attuare, anche per i più piccoli o per quelli che ci sembrano meno importanti. Queste sono le prime cinque regole per imparare a volersi bene. Ed ora provate a pensare alla prossima volta in cui vi ritroverete a vivere una situazione che non vi soddisfa o in cui vi capiterà di formulare pensieri negativi…. Come vi comporterete? Con quale frase potenziate sostituirete le solite vecchie critiche nei confronti di voi stessi? Come vi premierete per aver raggiunto quel traguardo, seppur piccolo, che vi eravate prefissi?
  6. Accettati in modo totale per un’ intera giornata
    e stai a vedere che cosa succede!
    (Louise Hay)

lunedì 13 giugno 2016

LA FELICITÀ È UNA SCELTA - CITYWIN TORINO



Tutto ciò che vivi, percepisci, avverti e senti, avviene essenzialmente nella tua mente. E la tua mente non è il tuo padrone, bensì il tuo servo. È lì per servirti, non per comandarti. È lì per aiutarti e non per metterti lo sgambetto. Nessun evento, nessuna persona, nessuna relazione - che sia di natura professionale, sentimentale o amicale - può causarti dolore o sofferenza. Il vero punto è che in tutte le relazioni, ovvero, tutte le volte che interagisci con qualcuno o che sperimenti qualcosa, il dolore e la sofferenza che hai già dentro di te emergono, facendoti credere che quella persona o quella circostanza siano responsabili, colpevoli o artefici del tuo dolore. Allo stesso modo, è vero anche il contrario. La felicità, la gioia e il benessere che provi in determinati momenti o con determinate persone, sono in realtà già dentro di te. Ciò che c’è fuori è solo “il mezzo” attraverso cui quelle sensazioni emergono in te, pur albergando già in te. Tanto le sensazioni di benessere quanto quelle di malessere sono qualcosa che hai imparato a classificare come tali nella tua infanzia. Se oggi per te un rosa è bella, se un arcobaleno ti fa sorridere, se il maltempo ti mette di cattivo umore… è solo perché ti hanno “insegnato” che le rose sono belle, che un arcobaleno è un raro fenomeno che incanta la vista, che le nuvole e la pioggia sono tristi, ecc. 

Attira a te positività 
In realtà, se apprendessi a conoscerti meglio, capiresti che molte delle cose che provengono da “fuori”, sono solo una risposta a ciò che tu hai già “dentro”, e non viceversa. Attiriamo ciò di cui siamo fatti. Se dentro covi rabbia, rancori, problemi non risolti, attirerai altre cose, situazioni e persone che saranno motivo di ulteriore malessere. Al contrario, se dentro di te coltivi amore, compassione, gioia, bontà e felicità, attirerai altrettanto. Pertanto, allena la tua mente a concentrare i tuoi pensieri su ciò che preferisci e che ti fa stare meglio. Il resto verrà da sé. Basta solo un po’ di pratica, come un “allenamento”. Inizia con il convincerti che l’infelicità non esiste. Esistono solo persone che scelgono di credere di non essere felici. Questo accade perché risulta oltremodo difficile accettare le cose e le persone per ciò che sono piuttosto che per ciò che vorremmo che fossero. Accettare che una determinata dimensione spazio-temporale, con i suoi annessi e connessi, non durerà per sempre è il primo passo per comprendere che ciò che siamo, abbiamo, sentiamo, viviamo, è solo un’esperienza momentanea che - presto o tardi - molto spesso senza alcun preavviso e senza chiedere il permesso, ci verrà sottratta. Niente e nessuno può davvero farci soffrire o gioire. In realtà siamo noi a permettere che questo accada. Anche quando riceviamo ciò che percepiamo come uno sgarbo o magari ciò che oggettivamente è un’offesa o un insulto, dovremmo andare un po’ più a fondo e capire che quel che è stato detto o fatto contro di noi, se da un lato ha toccato un nostro nervo scoperto, dall’altro è semplicemente una proiezione altrui nei nostri riguardi, non una nostra verità. 

La potenza della mente: nel bene e nel male
Occorre comprendere che la mente è un strumento molto potente. Se la conosci, può essere un fedele alleato. Se non la conosci, puoi facilmente caderne vittima. La tendenza a giudicare, etichettare, classificare cose, eventi e persone è altamente nociva, fuorviante e limitante. Anziché provare a razionalizzare sempre tutto tramite una mente che spesso mente, sarebbe più efficace provare a sentire con il cuore che non mente mai.

La felicità è una scelta
Le emozioni che sentiamo sono un’ottima bussola ma occorre sempre tenere a mente che tutto ciò che ci circonda, le cose, le situazioni. Le persone non sono né belle né brutte, né giuste né sbagliate. Semplicemente sono. Accadono. Ciò che noi percepiamo non è generato da esse bensì dalle nostre proiezioni su di esse. Ciò che noi decidiamo di pensare a riguardo e la chiave di lettura che scegliamo per interpretarne il senso determinano il nostro benessere o malessere. La felicità, dunque, è una scelta. Forse la scelta più difficile ma sempre e comunque una scelta che non dipende mai da altro o dagli altri ma solo ed esclusivamente da te.

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