mercoledì 28 settembre 2016

IL CORAGGIO DI OSARE!


Cos’è veramente il coraggio? Il coraggio è avere la forza di osare e andare oltre le proprie paure. Non esiste coraggio senza paura.
Qualunque sia la paura, la sua intensità emotiva determina il valore del coraggio che dimostrerai nell’affrontarla.
Il potere del coraggio non consiste solamente nell’affrontare il pericolo in maniera sfrontata, esso è qualcosa di più.
E’ un sentimento interiore che aiuta ogni individuo a trovare una soluzione alla paura e ad affrontare con serenità i pericoli.
L’essere coraggiosi non è una virtù che deve essere celebrata, bensì un dono interiore in ciascuno, da attuare nei momenti di bisogno.

Il coraggio si trova in ognuno di noi, non serve essere dei Supereroi per dimostrare di averne.

Coraggiosa e un madre che mette al mondo un figlio, lo cresce, lo accudisce, lo protegge , gli da forza e linfa vitale per il cammino della vita.
Coraggioso è un padre che sfama la propria famiglia, senza farle mancare nulla.
Coraggioso è il bambino che inizia a camminare, e ad ogni caduta si rialza con più grinta di prima.
Coraggioso è uno sportivo che deve recuperare da un grave infortunio.
Coraggiosa è la persona che affronta quotidianamente le sfide che la vita gli da.
Coraggioso è chi lascia le certezze per seguire i propri sogni.
Coraggioso è chi si assume responsabilità quando non lo obbliga nessuno.
Le persone coraggiose riconoscono, accettano e affrontano le paure, anche se queste le spaventano, questo le aiuta ad avere sempre maggiore coraggio, come in un circolo virtuoso.
Più affronti le tue paure , più guadagni coraggio, e più guadagni coraggio , più riuscirai a sconfiggere le tue paure. A volte vorremmo trovare il coraggio per dire semplicemente un “ti voglio bene”, altre volte, trovare la forza e il coraggio di dire la verità ci sembra un’impresa assai complicata pur essendo pienamente consapevoli che sarebbe la cosa giusta.

Coraggio in sintesi significa “Agire col cuore

Quando ti trovi ad un bivio con due scelte, dentro di noi sappiamo la cosa giusta da fare, però quella scelta magari ci espone a dei rischi, a delle conseguenze negative per la tua sicurezza , la tua relazione, la tua reputazione, i tuoi interessi.
Trovare la forza per seguire la cosa che senti giusta per te, affrontando sfide e difficoltà, perseverando nella scelta fatta, allora significa che stai agendo col tuo cuore. Il coraggio più importante è quello di essere se stessi, di andare avanti in linea con i propri principi , valori e sogni.
Nel “Piccolo Principe” Antoine de Saint-Exupéry scrive che forse le stelle in cielo sono illuminate perché ognuno di noi un giorno possa trovare la sua.
Nessuno è coraggioso sempre ma mi piace pensare che ogni atto di coraggio ci porti sempre più vicino  alla nostra stella.
Citywin Staff!

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lunedì 19 settembre 2016

SINESTETICI SI NASCE O SI DIVENTA?



Alcune persone associano le lettere dell'alfabeto a colori precisi, i giorni della settimana a particolari forme geometriche, le parole scritte su un libro a uno specifico odore o sapore. Questo "superpotere" è un fenomeno percettivo noto come sinestesia e consiste nella fusione, in un'unica sfera sensoriale, delle percezioni di sensi distinti o - in termini più scientifici - nel sincronismo funzionale di due organi di senso o due facoltà cognitive. Interessa una ristretta fascia di popolazione (dallo 0,05% al 4%) ed è uno dei campi più misteriosi e appassionanti della ricerca neuroscientifica.

Un sinesteta può "vedere" il calendario dell'anno sotto forma di mappa tridimensionale; immaginare l'età delle persone come una curva matematica; emozionarsi fino alle lacrime sfiorando una superficie con la mano. Queste "interferenze percettive" tra un senso e l'altro sono spesso associate a eccellenti doti mnemoniche e spiccate abilità creative: la sinestesia è 7 volte più frequente in artisti, letterati e poeti, che hanno trovato il modo di condividere la bellezza sensoriale di cui sono partecipi.
LE CAUSE. Sulle basi fisiologiche di questo fenomeno si sta ancora indagando: le teorie più accreditate lo attribuiscono a cambiamenti nelle connessioni tra aree cerebrali. All'origine di queste esperienze potrebbe esserci la presenza di connessioni ridondanti, non eliminate durante il normale processo di "sfoltimento" delle sinapsi meno utilizzate che avviene con la crescita cerebrale; o, ancora,un'eccessiva comunicazione tra aree cerebrali contigue rispetto a quanto avviene in un cervello non sinestetico. Il fatto che un terzo dei soggetti sinestetici abbia un parente con le stesse capacità, porta anche a pensare che il fenomeno abbia una qualche componente genetica.

CI SI PUÒ ALLENARE ALLA SINESTESIA? Ma la sinestesia si può in qualche modo apprendere? In altre parole, volendo, potremmodiventare sinestetici? «Siamo tutti potenzialmente sinestetici: il cervello umano possiede meccanismi che permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero iper-attivi» spiega Nadia Bolognini, Ricercatrice di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l'Università di Milano-Bicocca, ed esperta di integrazione multisensoriale.
L'assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi può indurre sinestesie, per lo più temporanee. La sinestesia si può indurre anche in condizioni normali, attraverso l'ipnosi, o modificando l'eccitabilità di specifiche aree della corteccia cerebrale. Di recente abbiamo dimostrato che in soggetti non-sinestetici, la sinestesia del tocco a specchio (quella che permette di percepire sensazioni tattili alla vista di una persona che viene toccata) può essere indotta innalzando temporaneamente il livello di eccitazione di aree del cervello deputate all'elaborazione delle sensazioni corporee, attraverso una stimolazione transcranica non invasiva a corrente elettrica. Anche lesioni cerebrali da ictus o l'amputazione di arti possono determinare l'insorgenza di sinestesia».

MEMORIE D'INFANZIA. Alcuni ricercatori dell'Università di Amsterdam sono riusciti a indurre una forma di sinestesia (la cosiddetta grafema - colore) su soggetti non sinestesici: a un gruppo di volontari è stato dato da leggere un testo con le lettere eted scolorate, e tutte le altre nere. I soggetti hanno letto il testo normalmente, imparando inconsciamente ad associare i colori alle rispettive lettere.

In un secondo momento i ricercatori hanno mostrato alle stesse persone gli screenshot di lettere colorate, e chiesto loro di dire di che colore si trattasse. Quando il colore non era lo stesso che avevano imparato ad associare alle lettere del primo training, le risposte sono arrivate dopo qualche istante di incertezza, segno che nei loro cervelli si erano formate temporanee associazioni lettera-colore analoghe a quelle che possono vedere alcuni sinestesici.

«Alcune forme di sinestesia possono anche essere apprese, ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di associazioni cognitive» chiarisce Bolognini. Olympia Colizoli, che fa ricerca sulla sinestesia all'Università di Amsterdam, ricorda il caso di una donna sinestesica che, tornando nella sua vecchia classe, si accorse che i colori che ella stessa associava alle lettere dell'alfabeto erano gli stessi del cartellone su cui aveva imparato a leggere. O di altri undici soggetti sinestesici che - si è scoperto - associavano alle lettere dell'alfabeto i colori che durante l'infanzia avevano visto sulle lettere magnetiche da frigo vendute da Fisher Price. Queste persone potrebbero essere state geneticamente predisposte a divenire sinestesiche, ed aver espresso le loro capacità in seguito ad associazioni apprese durante l'infanzia.

CONVIVENZA DIFFICILE. Ciò che è certo è che, se per gli adulti alcune forme di sinestesia possono risultare piacevoli, o cognitivamente "vantaggiose", i bambini possono trovarle difficili da gestire: Colizoli ricorda, per esempio, il caso di un bambino sinestesico che trovava difficile leggere perché il colore in cui percepiva le lettere era troppo chiaro rispetto allo sfondo bianco della pagina. «La mia impressione generale è che i bambini trovino la sinestesia più distraente degli adulti, che invece hanno ormai sviluppato strategie per conviverci» conclude la ricercatrice.

CIT. FOCUS ONLINE

A PRESTO!
Citywin Staff
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giovedì 15 settembre 2016

SFRUTTARE MEGLIO IL TEMPO IN 6 PASSI!

Per ottimizzare ed aumentare il proprio tempo a disposizione è possibile ricorrere ad un metodo tanto semplice quanto efficace.
Sembra strano ma più tempo abbiamo a disposizione per fare qualcosa, più tempo tendiamo a sprecare… con il risultato che, se anche la scadenza la conosciamo da tempo oppure la stessa magari è stata posticipata di una settimana, ci ritroviamo in affanno a fare le ultime cose la sera prima 🙂
A quanti è già successo? E perché accade?
Questo fenomeno era stato già studiato da tal Cyril N. Parkinson che nel 1958 scrisse un saggio (Parkinson’s Law – La Legge di Parkinson) affrontando in modo realistico (ed ironico) le problematiche legate al funzionamento delle organizzazioni aziendali. Negli anni successivi sono uscite molte edizioni, in cui Parkinson ha approfondito l’argomento con l’aggiunta di altre interessanti e divertenti osservazioni.
Il tutto parte dalla “Prima Legge di Parkinson” la quale afferma che:“il lavoro si espande fino a occupare tutto il tempo a disposizione per completarlo. E quindi, più tempo si ha e più il lavoro da svolgere sembra importante e impegnativo”. Questo porta ad una ulteriore “regola” non scritta: “più tempo a disposizione si avrà, più se ne sprecherà”.
Parkinson ci spiega anche il positivo rovescio della medaglia di questa legge: “quando il tempo scarseggia, chi lavora lo fa con maggiore efficacia motivato dal rischio di non riuscire a completare un compito a scadenza ravvicinata, con la prospettiva di possibili conseguenze negative”
E come possiamo applicare tutto questo alla vita quotidiana senza farci prendere dall’ansia?
Semplicemente sfruttando questa nostra “caratteristica” (il virgolettato è d’obbligo) a nostro vantaggio!
Ecco i 6 passi:
  1. Identifichiamo l’attività da svolgere;Almeno all’inizio, diamoci degli obiettivi semplici da raggiungere giusto per comprendere che è possibile. A complicarci la vita faremo sempre a tempo 🙂 Magari iniziamo con attività che richiedono non più di 1 o 2 ore di tempo per essere concluse.
  2. Stabiliamo un tempo congruo per portare a termine l’attività;
  3. Dividiamo questo tempo per 2 …si, dimezziamo il tempo che abbiamo stabilito 🙂
  4. Spegniamo od eliminiamo la connessione dati del cellulare (per evitare distrazioni dovute a WhatsApp, Notifiche, …), chiudiamo il programma di posta elettronica ed eliminiamo tutte le possibili fonti di distrazione;
  5. Impostiamo un timer;
  6. …e focalizziamoci sul portare a termine l’attività che ci siamo dati nel tempo stabilito.
Semplice!
Non ci credete? Provare per credere!
Citywin staff!

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lunedì 12 settembre 2016

GESTIRE IL RIENTRO DALLE VACANZE!

CITYWIN TORINO

Un lunedì mattina di non molto tempo fa mi sono ritrovata a fare dei respiri profondi nel ripostiglio del mio ufficio a Manhattan. Lo scenario era troppo triste rispetto alle coste dell’Oregon, dove avevo trascorso la settimana precedente facendo escursioni sotto gli abeti rossi e avvistando gli spruzzi delle balene in mezzo al Pacifico. Non importa quanto ci piaccia la nostra casa o il nostro lavoro, tornare dalle vacanze può essere un’esperienza drammatica.
Il rientro, però, non deve per forza farci venire un attacco di panico. La pensa così la psicologa cognitiva Amanda Crowell. Ecco alcuni metodi collaudati, integrati con i suggerimenti di Crowell, per andare in vacanza – e tornare – sentendosi lucidi e riposati.
Prima di partire: organizzate il rientro
“Già prima di partire per le vacanze, fate in modo che sia un successo”, dice Crowell. Cosa ancora più importante, programmate il vostro ritorno a casa almeno un giorno prima del necessario: se dovete rientrare al lavoro di lunedì, cercate di tornare a casa sabato invece che domenica. Così avrete un po’ di tempo per superare un eventuale jet lag e avere un “periodo cuscinetto”.
Visualizzate il luogo in cui volete fare ritorno. Probabilmente vedrete biancheria pulita e un lavandino senza piatti sporchi. Se avete qualcuno che si occupa delle pulizie, chiedete di farle fare mentre siete fuori, così potrete tornare in una casa immacolata. Magari ci sarà perfino qualcosa da mangiare in freezer o una consegna a domicilio dal droghiere programmata subito dopo il vostro arrivo.
Quando siamo annoiati il nostro cervello non è vuoto
E potete fare qualcosa di simile anche per la scrivania in ufficio. Una lista di cose da fare potrà esservi utile dopo le vacanze? Se sì, buttatela giù. Programmate una risposta automatica alle email con la data del vostro rientro (non vergognatevi di scrivere uno o due giorni in più rispetto al rientro effettivo, così avrete un po’ di tempo per respirare). Fate di tutto affinché le necessità dei vostri colleghi possano essere soddisfatte in vostra assenza, così mentre sarete fuori non si accumuleranno le richieste. Non ditegli di chiamarvi o scrivervi se dovesse succedere qualcosa: dategli gli strumenti necessari per continuare a lavorare mentre sarete in vacanza e sconnessi. “Specificate chiaramente che non sarete disponibili”, dice Crowell.
Durante le vacanze: sconnettetevi, sconnettetevi, sconnettetevi
Ci sono molti motivi per andare in vacanza come se fossimo nel 1999. Forse il migliore è che concedendo una pausa ai vostri dispositivi farete lo stesso con il cervello.
Crowell descrive un effetto noto come “affaticamento dell’ego”, l’esaurimento mentale cumulativo che subiamo quando prendiamo molte decisioni senza dare al cervello la possibilità di ricaricarsi. Alla fine a risentirne saranno i nostri ricordi, la lucidità mentale e la produttività.
“Una buona vacanza offrirà al vostro ego il tempo per ricaricarsi senza cercare di gestire il vostro cervello, senza cercare di essere sempre sul pezzo, senza costringere la memoria a seguire gli stessi percorsi di quando siete al lavoro”, dice Crowell. “Il problema è che le persone si sentono in colpa quando vanno in vacanza. Non riconoscono che la vacanza è un vantaggio per la loro produttività e per il successo nel lavoro. Perciò controllano le email una volta al giorno, fanno rapide telefonate o pensano sempre al lavoro”.
Questo è controproducente. Allontanarsi dai dispositivi è il modo migliore per costruire le riserve mentali di cui abbiamo bisogno, dice Crowell. “Leggete un libro. Sfogliate una rivista. Fate del vostro meglio per annoiarvi”.
Questo riposo mentale contribuisce a produrre uno dei doni più preziosi di una vera vacanza, oltre che un nuovo punto di vista sulla vita di tutti i giorni. “Quando siete annoiati il vostro cervello non è vuoto”, dice Crowell. “Rovista tra i pensieri, opera connessioni, individua schemi. Un cervello a riposo, in realtà, è molto attivo”.
Questa prospettiva può condurre a piccoli e grandi cambiamenti di vita, dice Crowell. Forse capirete di voler fare un figlio o cambiare lavoro. O forse vorrete solo passare meno tempo su Facebook.
Al rientro: lucidità, propositi e bucato
Una volta a casa, usate il periodo-cuscinetto (il giorno in più compreso tra la fine delle vacanze e il rientro al lavoro) per mettere a frutto la nuova prospettiva. Disfare i bagagli, fare il bucato e organizzare i pasti vi preparerà al meglio per la settimana che vi aspetta. Ma è anche un buon momento per riflettere.
“Concedetevi un po’ di tempo per tornare nello spazio mentale del vostro lavoro”, dice Crowell. “Ricordate a voi stessi quello che fate al lavoro… perché vi piace, cosa avete bisogno di fare”. Questo vi aiuterà a fissare delle priorità per il vostro primo giorno in ufficio, quando molte persone e molti messaggi potrebbero contendersi la vostra attenzione.
Prima di salire sul volo di ritorno, io e il mio ragazzo ci siamo presi una ventina di minuti per annotare quello che avevamo fatto ogni giorno della nostra vacanza. In questo modo mi è sembrato che la nostra vacanza fosse durata di più – avevamo fatto così tante cose! – e la sensazione di aver sprecato del tempo è scomparsa.
Di nuovo a lavoro: mantenete la vostra serenità da vacanza
Ho scoperto che la prima settimana dopo il rientro dalle vacanze è un buon momento per cambiare abitudini e guardare le cose sotto una nuova prospettiva.
“Una buona vacanza vi fa fare un piccolo passo indietro rispetto alla fatica quotidiana”, dice Crowell. “E vi consente di chiedervi: ‘Sto vivendo in base ai miei valori? Sto dedicando abbastanza tempo ai miei figli? Sto facendo abbastanza ginnastica? Sto dormendo abbastanza?’. Vi offre lo spazio per progettare di fare qualcosa in modo diverso”.
Forse la cosa più intelligente che ho fatto in modo diverso di ritorno dalle mie vacanze è stata prendere appuntamento in anticipo per pranzare con la mia collega preferita. Sono inoltre una grande sostenitrice del metodo del timer pomodoro per riuscire a fare le cose quando sono sopraffatta, e ho avuto grandi soddisfazioni con questo timer online – che conteggia periodi di lavoro di 25 minuti e 5 minuti di pausa – nella prima settimana dopo il rientro.
Ma mi sono anche data una calmata. “Non trascorrete il vostro primo giorno in ufficio a pieno regime, perché sarà come subire uno shock culturale”, dice Crowell. “Fate una passeggiata di pomeriggio, così potrete mantenere un po’ di quel senso di riposo. In tutta sincerità, credo che dovreste farlo sempre”.

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