lunedì 30 gennaio 2017

LE 15 COSE CHE NON SAPEVI SU...GANDHI!

Nulla avrebbe fatto sospettare, il 2 ottobre 1869, che in un villaggio di pescatori del Gujarat, in quella parte d’India che oggi confina con il Pakistan, stesse per nascere una delle più grandi personalità del ’900. E non ci fu nulla, nei primi anni di vita di Mohandas Karamchand Gandhi, figlio di un politico e di una donna molto pia, che rivelasse i primi sintomi di quella forza, di quel pensiero che avrebbero lasciato il segno in un secolo devastato dalla violenza di due guerre mondiali, innescando la fine del colonialismo e la nascita della democrazia più grande del mondo.
Gradualmente infatti, Gandhi prese coscienza che il colonialismo opprimeva i popoli: così da giovane avvocato di buona famiglia laureatosi a Londra (a sinistra nel 1906) divenne leader politico e profeta della non violenza (a destra nel 1940).

Ecco 15 aspetti poco noti o stupefacenti della sua straordinaria vita.

ALLIEVO NON MODELLO. A scuola il piccolo Mohandas non possedeva particolari talenti, anzi le tabelline furono per lui un problema, come pure la pessima grafia, che si pentì anni dopo di non aver curato abbastanza. Lo sport, altra sua bestia nera, fu sostituito da lunghe camminate all’aria aperta.

SPOSATO A FORZA. A 13 anni si sposò – o meglio “fu sposato” racconta lo stesso Gandhi – alla coetanea Kasturba. Si trattò delle tipiche nozze indù fra bambini, come si usava nell’India dell’Ottocento, pratica che lui in seguito condannò duramente e di cui si vergognò per tutta la vita, anche se suscita un sorriso l’ironia con cui sapeva parlare delle costrizioni di quel mondo feudale: “Pare che io sia stato fidanzato tre volte, anche se non ne ho saputo niente, ma mi hanno detto che due ragazze scelte per me erano morte una dopo l’altra [...]. Ricordo però vagamente che il terzo fidanzamento avvenne durante il mio settimo anno di vita”.

GELOSO. Comunque fosse iniziato, il matrimonio si rivelò alla fine un connubio indissolubile, e Kasturba fu compagna di battaglie quotidiane condotte con pari spirito di sacrificio e la stessa ostinata dolce espressione del marito. Gandhi tuttavia era molto possessivo e nella sua autobiografia racconta di qualche scenata poco edificante, scatenata dallo spirito di indipendenza della compagna.

 TIMIDISSIMO. Dopo gli studi universitari a Londra, tornò in India e iniziò a fatica a fare l’avvocato. Non conosceva abbastanza bene le leggi indiane e poi era troppo timido: al suo primo controinterrogatorio in tribunale svenne sulla sedia e dovette rimborsare la parcella al cliente.

NON VIOLENZA. In tutta la sua vita scontò 2.338 giorni di carcere, senza mai aver commesso un atto di violenza.

IL SUO ATTIVISMO INIZIÒ IN AFRICA, NON IN INDIA. Nel 1893 Gandhi si trovava in Sudafrica per seguire una causa di un cliente. Fu durante un viaggio in treno che avvenne l’episodio chiave della sua vita: gli fu intimato dal capotreno di lasciare lo scompartimento di prima classe, per cui il giovane indiano aveva pagato un regolare biglietto, e spostarsi in terza, dove viaggiava la gente di colore. Mohandas aveva 24 anni, era educato, introverso, intimorito, e nonostante questo si rifiutò di farlo. Lo fecero scendere alla stazione di Maritzburg, nella cui sala d’aspetto Mohandas rimase a rimuginare tutta notte sugli insulti ricevuti dai bianchi. Probabilmente fu lì che nacque Gandhi l’attivista.
L’avvocato che doveva restare in Sudafrica pochi mesi ci rimase oltre vent’anni, difendendo i suoi connazionali dai soprusi dell’apartheid.


GLI PIACEVA IL CALCIO. In Sudafrica Gandhi promosse anche partite di calcio fra i team delle comunità che aveva fondato. Fondò 3 squadre, a Durbam, Pretoria e Jphannesburg. Tutte avevano lo stesso nome "Passive Resisters Soccer Club".

MAHATMA. Il titolo onorifico che deriva dal sanscrito e significa "Grande Anima", "venerabile", gli fu attribuito in Sudafrica nel 1914, dove Gandhi aveva lottato per i diritti civili delle minoranze indiane locali. Gandhi era restio ad accettare questo termine, perché riteneva non ci fossero differenze tra grandi e piccole anime. In India Mohandas Karamchand Gandhi venne invece sempre chiamato Bapu ("Padre", "papà").

CASTO. Nel 1906 fece voto di castita: “Capii che un voto non chiudeva la porta alla vera libertà, anzi la spalancava”. Dalla moglie Kasturba aveva avuto 4 figli maschi, considerando sempre “vergognose” le sue voglie carnali. Finalmente riuscì a sublimare le sue le sue energie nell’impegno politico e nella pratica religiosa. In quegli stessi anni inizio a cibarsi solo di noci e frutta fresca e perfeziono la pratica del digiuno, inizialmente considerandolo come mezzo per avvicinarsi a Dio o per espiare i propri errori, ma in seguito usandolo come un potente strumento di lotta per rivendicare i diritti negati.

IDEE DIROMPENTI. Le idee gandhiane circolarono anche in Europa. Nel 1931 uscì in Italia la sua autobiografia, presa a modello dagli antifascisti. Ma la sua protesta non violenta portò l'India, nel 1947, all'indipendenza dall'Impero britannico. Per questo non era molto amato da Winston Churchill che lo chiamò “un fachiro sedizioso che se ne va mezzo nudo“.

SCRISSE A HITLER. Il 23 luglio 1939 scrisse al dittatore, che stava guadagnando una crescente popolarità a fronte di una politica estera sempre più aggressiva, una lettera battuta a macchina, implorandolo di prevenire una guerra che avrebbe ridotto l'umanità a uno stato selvaggio. Quelle parole non raggiunsero mai Adolf Hitler, perché la lettera fu bloccata dal governo britannico. Il 1 settembre 1939 la Germania invase la Polonia, e due giorni dopo Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, dando inizio al secondo conflitto mondiale. Gandhi intrattenne relazioni epistolari anche con Albert Einstein (anche se i due non si incontrarono mai di persona) e con lo scrittore e filosofo russo Leo Tolstoy, con cui ebbe un fitto dialogo epistolare sui temi della non violenza e della legge dell'amore.

VEGETARIANO CONVINTO. Aveva trasgredito ai precetti della sua religione solo da ragazzo, mangiando carne (di capra) con il suo migliore amico in alcuni “festini carnivori”, come li definì. Un peccato mai confessato ai suoi che gli procurò rimorsi e incubi notturni, nei quali sognava di avere una capra viva che belava dentro di lui. Ma a 18 anni, a Londra, era ormai un vegetariano convinto, che propagandava le sue idee attraverso articoli, esperimenti estenuanti su se stesso e l’adesione alla Società vegetariana inglese, di cui divenne un pilastro.

CAMMINATORE. Gandhi è stato famoso per le sue marce: la più famosa, quella “del sale”, nel 1930, nella foto. Il Mahatma aveva 61 anni e percorse a piedi i 385 chilometri che separano Ahmedabad da Dandi. Si calcola che nella sua vita percorse in media 18 km al giorno, che in totale fa più o meno due volte il giro del mondo.

NON RICEVETTE MAI IL NOBEL PER LA PACE. Ma fu nominato per il premio in cinque occasioni: nel 1937, 1938, 1939, nel 1947 e nel 1948, anno del suo assassinio. Non fu mai il prescelto, neanche all'indomani della sua morte (il Nobel non viene assegnato postumo). Nel '48, il Comitato per il Nobel decretò che non c'erano candidati adatti a quel riconoscimento, e il Premio rimase non assegnato. Nel 2006 i responsabili dell'assegnazione avrebbero pubblicamente riconosciuto l'errore di non avergli conferito il Nobel. Gandhi fu però nominato nel discorso di Martin Luther King Jr., che lo vinse nel 1964, e in quello del Dalai Lama, nel 1989, che definì il Mahatma: "il mio mentore".

AUTOGRAFI. Il Mahatma nel suo ashram. Tra scritti, aforismi e autobiografie diede alle stampe numerosi volumi. Si faceva pagare anche gli autografi per finanziare le sue campagne.

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A presto,
Citywin Staff!

sabato 21 gennaio 2017

10 modi in cui il tuo smartphone ti sta cambiando!

Dagli effetti sulla vista a quelli su memoria e senso dell'orientamento; dalla fobia di non averlo alla dipendenza da notifiche: il nostro rapporto col cellulare, spiegato dalla scienza.

Nel mondo ci sono 7 miliardi di abitanti e 6 miliardi di cellulari: la tecnologia mobile è oggi più diffusa dei servizi igienici (sono senza toilette 2,4 miliardi di persone). In che modo questo accessorio sta cambiando il nostro corpo, l'accesso alle informazioni e la comunicazione? Ecco alcuni effetti più o meno noti, ma comunque sorprendenti. 

1. SIAMO SEMPRE PIÙ CURVI... In media trascorriamo 4,7 ore al giorno a fissare il cellulare: un'abitudine che può imprimere al tratto cervicale una pressione di 27 kg, l'equivalente del peso di un bambino di 8 anni portato sulle spalle. In un anno, si possono superare le 1400 ore di stress cervicale, che sommate al tempo che trascorriamo sui libri o davanti al pc possono comportare un rischio anche serio di lesioni alla colonna (oltre ai dolori che ormai accusiamo un po' tutti). 

2. ... E MIOPI. La diffusione di dispositivi che costringono l'occhio a guardare da vicino e in condizioni di scarsa luminosità, disabituando ad abbracciare, con la vista, spazi aperti ed orizzonti lontani, sarebbe tra le cause principali dell'aumento quasi epidemico di miopia, soprattutto in alcune aree del mondo. Negli anni '70, era miope un quarto della popolazione del Nord America; oggi, la metà. La percentuale di miopi tra i giovani adulti statunitensi, è oggi del 35%. In Cina, vede male da lontano l'80% degli studenti. Altre concause sono il minor tempo trascorso all'aria aperta e la crescita globale del livello di istruzione.

3. CI TIENE IN SCACCO. Lo controlliamo in modo compulsivo, in media 110 volte al giorno, 9 volte nelle ore di punta, con un picco tra le 17:00 e le 20:00. Il cervello umano è fatto per essere attratto dalle novità, e il sistema delle notifiche attivate dalle app è fatto apposta per attirare l'attenzione e indurci a controllare che cosa c'è di nuovo. La gratificazione per un messaggio particolarmente gradito attiva il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nel sistema della ricompensa (e quindi nelle dinamiche di dipendenza associate anche ad alcol e nicotina). Lo stesso fanno anche i piccoli premi elargiti da certi giochi, come Candy Crush

4. PUÒ RENDERE FOBICI. Il 93% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni dice di usare lo smartphone come mezzo per sfuggire alla noia, preferendolo ad attività alternative come leggere un libro, o uscire con gli amici. Usare il cellulare come passatempo è diventata un'abitudine così radicata, che esiste persino un termine per definire la sensazione di panico e ansia che deriva dal non averlo con sé: la nomofobia (da No Mobile Phobia). Il termine è un neologismo di recente introduzione, ma questa paura riguarda oltre la metà dei nativi digitali.

5. DISTURBA IL SONNO. La luce blu degli schermi di smartphone e tablet sopprime la produzione dell'ormone melatonina e interferisce di conseguenza con i ritmi circadiani, riducendo la durata del sonno profondo: i disturbi che ne derivano possono aprire la strada a diabete, cancro e obesità. Ecco perché gli esperti consigliano di evitare di usare dispositivi tecnologici a partire da 2-3 ore prima di andare a dormire

6. ANNIENTA LA CONVERSAZIONE. La sola presenza di un cellulare sul tavolo è sufficiente a ridurre la qualità della conversazione e il livello di empatia raggiunto con l'interlocutore (soprattutto se si tratta di un amico di vecchia data). L'incombere dello smartphone, anche senza che lo si tocchi, riduce il contatto visivo con l'ascoltatore e fa perdere dettagli delle sue espressioni o sul suo tono di voce

7. CI HA RESI PIÙ AVIDI DI INFORMAZIONI. Ma allo stesso tempo anche più inclini al multitasking, a saltare più spesso da un'attività all'altra e a una lettura superficiale (quella di una pagina da "scrollare" su uno schermo è per forza di cose diversa da quella di un libro, o di un giornale cartaceo). Questo influenza sia la nostra capacità di concentrazione, sia l'affidamento che facciamo sulla memoria: diversi studi dimostrano che se in precedenza abbiamo recuperato un'informazione online, saremo in futuro meno inclini a fidarci delle conoscenze precedentemente immagazzinate, magari attraverso i libri. Lo span medio di attenzione umano, ossia la capacità di rimanere concentrati su un compito senza distrarsi, è oggi di 8 secondi; nel 2000, era di 12.

8. CI HA RESO DISORIENTATI. La tendenza ad affidarci sempre più spesso ai sistemi gps dei cellulari ci ha resi meno inclini ad allenare il nostro senso dell'orientamento. Inoltre, chi conta soltanto sulle mappe di Google o su altri sistemi satellitari per orientarsi, fa più fatica in seguito a orientarsi nelle stesse situazioni, quando la batteria è scarica, la connessione non prende (per esempio, sui sentieri di alta montagna) e non c'è nessuna voce guida a disposizione.

9. HA CAMBIATO IL NOSTRO MODO DI ANDARE AL MUSEO. Ogni due minuti oggi gli esseri umani scattano più foto di quante ne esistessero complessivamente 150 anni fa. Ogni giorno nel mondo vengono scattati un milione di selfie, e si caricano su Instagram 80 milioni di foto. Questo dilagare di "fotografi" ha completamente cambiato il modo in cui si apprezza l'arte, fotografata ancor prima che osservata con attenzione. Per questo molti musei (dagli Uffizi di Firenze al MoMa, al Metropolitan Museum di New York) si sono visti costretti a proibire l'uso del selfie stick - considerato "troppo pericoloso" nei luoghi affollati. Ma non gli autoscatti in sé che, nei musei che permettono foto, sono spesso considerati un importante strumento di autopromozione.

10. CI HA RESO TUTTI TESTIMONI. La diffusione capillare degli smartphone anche nelle aree più povere del mondo ha completamente cambiato il modo di documentare le crisi e gli episodi di violenza, ma anche la gestione delle emergenze e la capillarità delle ricerche scientifiche. I cellulari possono funzionare come sismografi, sfruttare i social media per diffondere richieste di aiuto (basti pensare a Twitter e alla guerra in Siria), diffondere allerte meteo o informare gli scienziati sulla diffusione di malattie.

(fonte focus.it)

mercoledì 4 gennaio 2017

LE 4 ABITUDINI NORMALI DA CAMBIARE!



Oggi vogliamo parlarvi in particolare di 4 abitudini considerate da quasi tutti cose “normali”, ma che in realtà sono delle vere e proprie tossine che avvelenano la tua mente e delle quali hai bisogno di liberartene al piùpresto. Scopriamole:

1. Notizie (Tg, giornali ecc.)

Quando è stata l’ultima volta che hai guardato il telegiornale e ti sei sentitopositivo, carico di energia, pieno di risorse?
Nel 99% dei casi la risposta è MAI. Questo perché da qualche decina di anni in qua igiornali e le televisioni hanno scoperto che le notizie negative “si vendono” molto piùdi quelle positive.
E’ naturale, la maggior parte degli esseri umani è più motivata ad evitare una cosabrutta che a raggiungere/ottenere una bella.
Ma tutta questa negatività che vedi e ascolti che cosa combina al tuo cervello?
Come puoi essere sicuro di te e positivo quando il tuo cervello diventa la raccolta di tutti i terrori e la negatività del mondo?
Non c’è spazio per altro, giusto?
Il mio primo consiglio è quello di provare un “detox mediatico” di almeno 7 giorni epoi notare come ti senti.
Spegni la tv, abbandona giornali, portali di notizie, smetti di seguirli su facebook(R)o su twitter(R) e per una settimana staccati da quel mondo di costante negatività.
Sarai tentato a resistere, perché sono come una droga questo tipo di notizie, e tiinventerai scuse come “eee ma se fanno qualche sciopero dei mezzi, o diconoqualcosa di importante al tg e io non lo vengo a sapere, come faccio?, cavolate..sono tutte scuse create dalla dipendenza.
Tranquillo andrà tutto bene, sono più 4 anni che non guardo la tv e sono ancora vivo:).

2. Punti deboli

Abbiamo imparato a vivere secondo il punto di vista di altre persone, per timore di non essere accettati e di non essere abbastanza bravi secondo gli standard di qualcun altro. Durante il processo di addomesticamento, ci facciamo un’idea di cos’è la perfezione, per poi cercare così di essere “bravi”. Creiamo un’immagine di come dovremmo essere per farci accettare da tutti. Cerchiamo soprattutto di compiacere coloro che ci amano: mamma e papà, fratelli e sorelle maggiori, preti e insegnanti. Cercando di essere all’altezza delle loro aspettative, creiamo un’immagine di perfezione, ma non si tratta di un’immagine reale. Non saremo mai perfetti, in questo modo. Mai! Non potendo essere perfetti, rifiutiamo di accettarci.
 – Don Miguel Ruiz (I 4 accordi)
La più grande bugia che ci viene raccontata da una vita è che dobbiamo concentrarcisui nostri punti deboli per migliorarli. Cosi da poter “essere abbastanza”, “essere qualcuno”, “essere perfetto”.
E’ una grandissima cavolata che è ingrado di rovinare il futuro dei tuoifigli e probabilmente ha già segnato iltuo passato.
Quando non sei bravo a fare una cosae insisti a farla, staisemplicemente sotterrando la tuasicurezza sotto i tuoi fallimenti.
Ci insegnano che dobbiamo essere perfetti in tutto, ma questa convinzione e’ ridicola ed ipocrita oltre che impossibile.
I più grandi personaggi della nostra storia, quelli che hanno avuto più successo ehanno influenzato più persone, come Einstein e Ghandi per esempio, non eranodei tuttofare. Erano bravi in quello in cui erano bravi, punto.
Le persone che piu’ ammiriamo, di cui siamo “fan” o seguaci.. cantanti, giocatori, lottatori, scrittori, ecc sono tutte persone che sanno fare MOLTO bene una cosa, non tutto.
Concentrati sui tuoi punti di forza, le cose che sei bravo a fare, rinforzali. Cosiriuscirai ad incrementare il tuo potenziale ed avere successo. L’immagine sotto ti mostra come puoi incrementare il tuo potenziale.
Attenzione però, nello stesso modo puoi abbassarlo. Per esempio dando retta a..

3. Cattivi consigli

Quante volte un tuo amico che non ha mai avuto successo ti ha dato consigli su comediventare ricco o un altro amico single o con una relazione terribile ti ha datoconsigli su come migliorare la tua relazione?
Oppure ancora quante persone che consumano schifezze, fumano e sono sovrappeso,ti hanno dato consigli su come vivere una vita sana?
Quante volte hai avuto un idea brillante, l’hai condivisa con i tuoi parenti e ti hannodetto. “Seee, roba dapazzi.. sei un sognatore. Non è possibile fare una cosa delgenere… non funzionerà mai, fai il serio, siirealistico!!” e poi hai visto o sentito diqualcuno che ha fatto la stessa cosa che avevi in mente tu e ha avutosuccesso?

I cattivi consigli sono i più costosi al

mondo!

Non solo spezzano i tuoi sogni ma spezzano anche la sicurezza che hai in te stesso.
Ascolta e prendi in considerazione SOLO i consigli delle persone che hannoraggiunto i traguardi che vuoi raggiungere te.
Non affidarti ai consigli di chi ha rinunciato ai propri sogni da tempo ormai e sta cercando di appiopparti le storie che ha iniziato a raccontare a se stesso per convincersi che “e’ cosi che vanno le cose, e’ cosi che vai il mondo ecc.” 

4. Le storie che ti racconti tu

Tutti i 3 punti precedenti ti portano a crearti delle false storie di convenienza perauto-convincerti a non agire e a rinunciare ai tuoi sogni conformandoti al pensierocomune.
Forse non sono cosi bravo, forse hanno ragione quell’idea non sta in piedi, chi sonoio per riuscirci? Forse hanno ragione, sono nato in una famiglia povera, non possomigliorare la mia situazione finanziaria, per fare soldi ci vogliono soldi, anche miamadre è in sovrappeso, forse hanno ragione non potrò mai raggiungere la formafisica che sogno” ecc ecc ecc…
NO, sono tutte cavolate. 
Sono tutti pensieri tossici che alimentanola tua insicurezza e soffocano il tuopotenziale, dei quali devi liberarti ilprima possibile.
Come?
Rendendoti conto che non sono fatti indiscutibili, sono storie. Storie che ti sei ripetuto per anni e per le quali hai cercato conferme per anni per convincerti che sono vere.
Ma alla fine sono sempre storie e queste storie possono essere messe in dubbio e riconsiderate grazie ad altre storie che dimostrano il contrario. 
In genere ci concentriamo per cercare conferme per le cose che crediamo vere. Se vuoi eliminare dalla tua vita queste storie devi fare il contrario. Cercare in giro storie di altre persone nelle tue stesse condizioni che sono riuscite ad ottenere i risultati che tu vuoi ottenere.
A presto!
Citywin Staff
(fonte linfavitale.it)