lunedì 25 luglio 2016

UN CORO, UN TEAM !- CITYWIN SRL

Citywin srl Torino




A
vete mai ascoltato un coro Gospel?

Un canto all'unisono che fa vibrare le anime degli spettatori 10 volte più forte rispetto a un solista.

Il solista sì, si prende da solo gli applausi. Il solista è l'unico protagonista indiscusso della scena. 

Nel coro invece tutti dipendono da tutti. Nel coro il risultato finale è dato da quanta volontà ogni singolo individuo mette per arrivare a strappare l'applauso di chi ascolta.

Se qualcuno cala di intensità, se qualcuno non riesce a tenere la nota, ci si aiuta con uno sguardo, per poi sopperire alla mancanza dell'altro, permettendogli di respirare per ricominciare a cantare insieme.

Far parte di un coro è un'esperienza unica, tanto quanto lavorare in Team, tanto quanto gestire ogni giorno un ufficio, tanto quanto arrivare a fine settimana, a fine mese, cercando di non lasciar indietro chi ha volontà, si applica e vuole vincere in questa vita dove, combattere, spesso risulta l'unica cosa da fare con tutte le proprie forze per raggiungere i propri obiettivi.

Arrivare a fine settimana, a fine mese, lasciando dietro di sè gli ostacoli, i pensieri, e chi di vincere dice di averne voglia ma, fondamentalmente, fa di tutto per perdere.

Perchè per far funzionare un ufficio, per far andare avanti un Team, chi lo guida non deve utilizzare Google Maps per arrivare ad ogni destinazione, ma deve guardarsi bene attorno, controllare che la strada sia libera, e con la preparazione e l'esperienza raggiungere la destinazione, senza impensierirsi per la paura di bucare una gomma, per paura di essere tamponati, per chi non da la precedenza. Ma chi guida deve fare invece molta attenzione ad alzare la musica quando serve, ascoltare i passeggeri, essere sicuro al volante, non arrivare in ritardo mai ad una tappa del viaggio.

Solo così il suo coro funzionerà, solo così chi sarà seduto sulla sua auto potrà dire di essersi goduto il viaggio fino in fondo. 

Magari rilassandosi per qualche attimo sognando guardando dal finestrino, mentre chi guida, in silenzio, cambia la stazione della radio per ascoltarsi la sua canzone preferita e sorridendo guarda dal suo specchietto ammirando quanto strada ha fatto, con un pò di orgoglio e...un pizzico di soddisfazione!

A presto...Citywin Staff!

lunedì 18 luglio 2016

IL SONNO POLIFASICO - CITYWIN TORINO

CITYWIN TORINO
Il sonno polifasico ha caratterizzato la vita di Leonardo da Vinci, ma anche quella di Thomas Edison, Buckminster Fuller, Nikola Tesla, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, e Napoleone. Il sonno polifasico ha fatto parte della vita di molti geni nella nostra storia, che, in modo inaspettato hanno abbandonato il ciclo circadiano o bifasico per prediligere quello polifasico.
Se ci pensiamo, i neonati hanno per loro natura un sonno polifasico. Questo può far sperare che il sonno bifasico sia solo un adattamento post nascita, dovuto con molta probabilità ai ritmi di tipo sociale e naturale, per seguire il ritmo del sole.
Il sonno è un processo che cambia durante la vita di un essere umano e passa da quello polifasico del neonato a quello bifasico del bambino (che dorme a lungo durante il pomeriggio), fino ad arrivare a quello monofasico circadiano, tarato sul ciclo giorno-notte, dell’adulto. Infine nella senilità il ritmo circadiano, strettamente monofasico del giovane adulto, fa spazio ad un ritmo polifasico ultradiano, ciò vuol dire con frequenti sonnellini diurni.
In particolare, Leonardo da Vinci, alternava 4 ore di veglia a un periodo di 20 minuti ad occhi chiusi il che portava, nell’arco della giornata a 6 periodi di sonno/riposo, per un totale di 120 minuti di riposo, avendo ben 22 ore di veglia, da impiegare per “attività produttive”.
Molte volte ci capita di pensare a quanto sarebbe bello poter avere una giornata di 48 ore, per poter riuscire a fare tutto ciò che abbiamo in mente. Il sonno polifasico ci può aiutare.
Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
L’essenza del sonno polifasico, da la possibilità di ridurre le ore di sonno durante la giornata ad un minimo che varia (a seconda dei metodi), dalle 6 alle 2 ore giornaliere complessive: in pratica occorre frazionare il sonno in molti micro-sonni durante l’arco della giornata, di entità e durata differenti secondo le metodologie che scegliamo di applicare.
La domanda a questo punto è: ma non ci hanno sempre detto che per sentirsi in forma bisogna dormire almeno otto ore per notte? In realtà, questo sembra essere un mito da sfatare: infatti, secondo alcuni studiosi, le ore di sonno “necessarie” sono quelle che ci permettono di svegliarci da soli e cosa più importante di sentirci riposati.
Come tante altre caratteristiche biologiche, anche il sonno è estremamente soggettivo. In media la durata naturale del sonno è di 7 ore 1/2: il 60% delle persone ha bisogno di dormire un’ora in più o un’ora in meno rispetto alla media, da 6 1/2 a 8 ore 1/2. Agli estremi si trovano quei pochi “fortunati” a cui bastano 4 ore 1/2 e quelle persone a cui invece, servono fino a 10 ore 1⁄2 di sonno.
Altri ricercatori, ad esempio, ritengono che dovremmo dormire ancora di meno e che le famose otto ore potrebbero essere perfino dannose per la salute. Secondo le statistiche, sembra che sette ore di sonno siano associate ad un minore rischio di mortalità rispetto ad un sonno di più ore. Dormendo troppo si può provocare un sovraccarico di sonno R.E.M. (dall’inglese Rapid Eye Movement, movimenti oculari rapidi) densissimo di sogni, che può causare depressione e affaticamento. Ridurre la fase R.E.M. significa allontanare la malinconia.
Quindi, pare che sia benefico modificare il normale fabbisogno di sonno e in particolar modo le tecniche di sonno “polifasico ultrabreve”, sono quelle più efficienti e produttive. E’ possibile ridurre le ore di sonno normalmente “necessarie” del 10-25% a lungo termine e fino al 50% a breve termine, andando ad accorciare il riposo notturno e aggiungendo alcuni brevi sonnellini nel corso della giornata. Il sonno lungo ed ininterrotto cui sono abituati gli esseri umani è raro in natura: infatti, l’85% delle specie viventi seguono uno schema di sonnellini multipli in modo da aumentare l’efficienza del sonno. Infatti, la fase più riposante del sonno è proprio all’inizio di questo ed è costituita da onde lente e profonde chiamate delta (tutti gli stadi del sonno sono importanti, ma il sonno delta, ovvero il sonno “profondo”, sembra essere quello più riposante). È curioso notare che diminuendo la durata totale di sonno, si ottiene comunque il 90% di sonno delta.
Quindi iniziando ripetutamente il sonno sotto forma di brevi sonnellini, si andrebbe ad aumentare l’efficienza temporale del sonno ottenendo una fase riposante più lunga. In questo modo si vanno a ricaricare più spesso le batterie e ciò ci permette di rimanere vigili anche quando siamo in debito di sonno.
Questa è una spiegazione interessante sullo scopo del sonno polifasico che va a mettere in luce la funzione essenziale della fase R.E.M. e consiste nell’aumentare la quantità di sonno R.E.M. pur andando a diminuire le ore di sonno complessivo, ovvero eliminando completamente o quasi gli altri tipi di sonno. Per fare questo, il dormitore polifasico si appisola per venti o trenta minuti ogni 4 ore, ad orari prefissati. Il problema è che i sonnellini di mezz’ora non procurano il sonno R.E.M. ad un dormitore tradizionale, poiché per i monofasici il sonno si divide in cicli di novanta minuti circa e il R.E.M. occupa una parte medio-terminale del ciclo, che va al di là della mezzora.
La soluzione è quella di forzare il corpo per il tempo necessario a “convincerlo” che è meglio anticipare il sonno R.E.M. all’inizio del ciclo onirico, quindi andare a forzare gli orari del sonno polifasico anche se sembra di non farcela a stare svegli. Prove sperimentali testimoniano come dopo i primi due giorni che possiamo definire massacranti, per l’assenza del sonno ristorativo per la mente, si comincia a sognare, per poi arrivare dopo circa una settimana ad una inaspettata sensazione di energia e vitalità. Questo unito al fatto che si hanno a disposizione cinque ore di veglia al giorno in più.
Questa tecnica di riduzione del sonno ha dimostrato di essere efficace anche in condizioni particolarmente difficili, come nel caso di interventi di emergenza nello spazio, nei giri del mondo in barca a vela in solitario (sperimentato anche dalla velista in solitario Ellen MacArthur) o subito dopo la nascita di un figlio.
Ovviamente il sonno polifasico non può essere considerato un’alternativa permanente al sonno normale: così come si può forzare il corpo a mantenere un peso inferiore a quello naturale, si può anche costringere l’organismo a dormire di meno, ma in questo modo saremo sempre bisognosi di cibo… o di sonno.
Possiamo osservare però, che se si priva un soggetto del sonno per tre giorni consecutivi, la prima notte, dopo i tre giorni di deprivazione di sonno, il soggetto dormiva di solito per 12-13 ore, la notte seguente per circa 10 ore, dopodiché aveva perfettamente recuperato. Si potrebbe pensare che, avendo perso 24 ore di sonno, avrebbe dovuto dormire altre 24 ore per recuperare la mancanza di sonno, ma non è così: il recupero di sonno non è calcolabile matematicamente. Dopo queste prove non si sono riscontrati effetti negativi a lungo termine.
A breve termine, invece, sembrano verificarsi solo due conseguenze che si possono misurare: in primo luogo è molto più difficile alzarsi quando suona la sveglia e in secondo luogo è difficile concentrarsi su compiti che non richiedono una particolare attenzione, (quelli più monotono o rilassanti) piuttosto che su compiti che richiedono molta presenza (quelli più impegnativi, entusiasmanti o rischiosi).
Quindi possiamo dire che pisolini brevi e frequenti, di circa 5-30 minuti l’uno, permettono di guadagnare un paio d’ore di autonomia ed evitare così le famose otto ore di sonno notturne. Il sonno polifasico è, però, adatto a chi ha esigenze estreme, come i velisti o gli astronauti ma sarebbe più difficile invece giustificare un pisolino ogni due ore al datore di lavoro o al professore. C’è da dire che in questi casi, ovvero per chi ha un lavoro che lo tiene impegnato tutta la giornata, il sonno polifasico è praticamente impossibile. Questo fa pensare quanto il sistema ci abbia portato lontano dalla nostra libertà di scelta.
Gli individui che potrebbero beneficiare di questa metodica, sono ad esempio, il personale sanitario e di volo e in particolar modo i lavoratori notturni. In quest’ultimo caso, l’istituzione di un regime di riposo frammentato è addirittura auspicabile ai fini della sicurezza.
Attenzione, però: la tecnica polifasica è una condizione artificiale e, come tale, va “usata con attenzione”.  Chi modifica il proprio ciclo sonno-veglia può avere difficoltà a ritornare alle abitudini normali, andando incontro a ripercussioni sul sistema vegetativo, endocrino e immunitario.
Per finire ecco alcune indicazioni sull’alimentazione da seguire se si decide di iniziare la tecnica del sonno polifasico.
Bere caffeina: questa sostanza spinge le cellule ad ignorare una sostanza chimica, l’adenosina, che stimola il sonno e aumenta la produzione di dopamina, che a sua volta va a contrastare la depressione limitando la durata di sonno R.E.M. L’effetto della caffeina svanisce dopo due o tre ore, quindi evita di assumerla prima di fare un sonnellino e prima di andare a dormire.
Ridurre l’apporto di carboidrati. Il glucosio presente nei carboidrati fa aumentare i livelli d’insulina, provocando nell’immediato uno stato di massima vigilanza, seguito però da un crollo energetico. Per ridurre al minimo i picchi insulinici, bisogna mangiare più spesso e diminuire l’apporto di carboidrati. Queste due tecniche servono anche a stimolare il metabolismo.
Ciò...sogni d'oro dallo Staff di CITYWIN SRL!

lunedì 11 luglio 2016

SORRIDETE, VIAGGIATE, AGITE, AMATE! - CITYWIN SRL TORINO


Se credi di essere forte ripetendolo a te stesso sbagli.
Sei forte davvero solo quando smetti di dirtelo e pensi oltre. Pensi a creare con un moto continuo; cammini per ore stupendoti di quante novità e bellezze vi sono intorno a te; non molli, stai sul pezzo, sorridi comunque e apri di testa la porta delle occasioni che trovi davanti.
Bisogna parlare cari miei, bisogna non smettere mai di chiedere, bisogna apprezzare quello che ci circonda e nella frenesia della forza che utilizziamo fermarci anche ad ammirare il paesaggio.
Dobbiamo adorare il sole e la pioggia, salutare quando usciamo o entriamo nei negozi. Dobbiamo sorridere ai passanti e camminare a schiena dritta e a testa alta. Dobbiamo smettere di dirci che siamo forti e incominciare ad esserlo. Dobbiamo credere che se teniamo duro ce la facciamo…perché non capisco perché non crederci.
Ora quindi se vuoi incominciare ad essere forte devi tenere a mente i quattro amici: SORRIDERE, VIAGGIARE, AGIRE E AMARE.
Sorridere sempre perché così tutto si supera sempre. E non dico a volte…dico sempre.
Viaggiare con la mente per vedere scenari da ricreare nella realtà.
Agire perché se non lo fate state sprecando tempo.
Amare perché durante il Viaggio non dimenticatevi mai e poi mai di chi vi sta attorno, di chi vi sostiene, di chi non vi lascia soli.
Ricordatevi che ogni scelta che prendete vi porta a cambiare il vostro destino in maniera inesorabile. Ma se non siete davvero forti potreste perdere l’occasione di voltare la sorte a vostro favore.
E allora ascoltatemi.
SORRIDETE, VIAGGIATE, AGITE, AMATE.
E quando sarete giù e la vostra vista si offuscherà, pensate alla cosa più bella che avete e andate a prenderla. Stringetela a voi e immaginare di stare per perderla. Ecco. Quell’attimo di gioia emozionale che vi pervade corpo e anima grazie alla consapevolezza di avere il vostro gioiello ancora con voi, è l’attimo di gioia che dovete avere come onda continua tutti i giorni in voi stessi.
Dai dai dai!
Ci siamo, siamo qui e possiamo!
Assaporate il vostro viaggio ogni giorno. Nulla di più bello vi farà godere il finale.

lunedì 4 luglio 2016

Chi è il committente più importante? - CITYWIN TORINO



L'illusione non è altro che un’aspettativa non realizzata dicono.
Ma sai, se ti accorgi che non sei sulla strada giusta, se ti rendi conto che non è il tuo percorso, cambia. Mettiti al centro del mondo, sii egocentrico e sicuro di te, pensa al tuo bene e non a quello di tutti. Con se stessi non si è mai soli, percorrendo il cammino sbagliato lo si diventa.
Impazzirai perchè il tempo non ti basta, vivrai sul filo in bilico fra realtà e sogno, capirai quanto vali solo se non camminerai più sospeso, ma senza paura volerai da una parte all’altra quando tu vorrai.
A questo punto non parlare più di aspettative realizzate nella tua mente, immagina i tuoi obiettivi come fossero creazioni da plasmare e consegnare al mittente. Chi commissiona il lavoro è esigente, è vero; non ammette errori e ritardi, è vero. A lui non importa se sei triste, arrabbiato col mondo. Il committente vuole quello che ha pagato.
Il committente sei tu, soddisfati.
Sentiti speciale. Cuore, anima e sguardo non devono guardare nella direzione giusta, devono osservare il bello mentre te plani lungo la strada giusta.
Lo sbaglio dicono sia semplicemente la conseguenza errata di una scelta che hai portato avanti.
Ma anche qui, se entri nella consapevolezza che non esistono errori ma deviazioni? Quando si va ai matrimoni e le carovane partono per raggiungere gli sposi si perde sempre la strada giusta, si fanno 1000 deviazioni. Ma si suona il clacson per festeggiare.
Suona con le vibrazioni del tuo essere ogni volta che devii il tuo percorso, festeggia.
Sei tu l’unico giocatore della tua vita, come puoi perdere?
Vinci per forza e con forza.
1 a zero palla al centro sempre.